I sensori di parcheggio sono diventati un elemento essenziale per molti automobilisti, in quanto garantiscono maggiore sicurezza e comodità durante le varie manovre. Grazie alla loro capacità di rilevare ostacoli e di fornire avvisi tempestivi al conducente, questi dispositivi contribuiscono a ridurre il rischio di incidenti e danni al veicolo.
Come funzionano i sensori di parcheggio?
I sensori di parcheggio sono appositi sistemi posizionati sui paraurti dei veicoli e, a volte, anche sulle fiancate laterali. Il loro compito è quello di rilevare gli ostacoli più vicini mandando un segnale a una scheda elettronica che, a sua volta, attiva un segnale acustico la cui cui intensità può variare man mano che si avvicina l’ostacolo.
I sensori di parcheggio nelle vetture moderne sono spesso associati anche ad elementi visivi che vengono proiettati sul display dell’auto: questi indicatori aiutano a far percepire al guidatore la distanza da un oggetto, in modo tale da potergli consentire di muoversi avanti o indietro finché il segnale non diventa insistente (o di colore rosso), avvertendolo così del rischio di collisione.
Spesso a questi sensori viene integrata una telecamera che aiuta ad avere una visuale completa, comprensiva degli angoli ciechi e del retro del veicolo, per scongiurare la possibilità di urtare in fase di manovra altri veicoli o eventuali ostacoli.
I sensori di parcheggio possono essere posteriori, anteriori o laterali.
- Quelli più comuni sono senza dubbio i sensori posteriori, che si attivano solo ed esclusivamente quando si innesta la retromarcia. La rilevazione di un ostacolo, di solito, inizia a 1,5 metri di distanza, mentre quando si è a 40 centimetri, il segnale sonoro di rilevazione diventa molto insistente.
- I sensori di parcheggio anteriori funzionano come quelli posteriori, ma la loro attivazione avviene solo a basse velocità, ovvero prevalentemente nella fase di entrata o uscita dal parcheggio.
- I sensori di parcheggio laterali funzionano allo stesso modo, e aiutano a “prendere le misure” tra un’auto e l’altra, rilevando la distanza con le vetture o gli ostacoli che si trovano ai lati per facilitare il parcheggio.
Su quale tecnologia si basano i sensori di parcheggio?
Per approfondire il funzionamento dei sensori di parcheggio è necessario specificare innanzitutto che ne esistono due tipi principali:
- A ultrasuoni (i più diffusi)
- Elettromagnetici (più recenti)
Il meccanismo di rilevazione resta comunque molto simile.
- Per quanto riguarda il sistema a ultrasuoni, il funzionamento è simile a quello di un sonar. I sensori di rilevazione posizionati sui paraurti emettono onde sonore che vengono riflesse dagli ostacoli più vicini al veicolo: il sistema misura il tempo che le onde impiegano a rimbalzare sull’ostacolo e a tornare indietro. Quando questa distanza è di 1,5 metri e quindi ci si avvicina all’ostacolo rilevato, viene inviato un segnale alla centralina, che lancia un segnale a un altoparlante, che diventa più ripetitivo e/o forte man mano che l’ostacolo si fa più vicino.
- Recentemente si è diffuso anche un sistema che si serve di sensori elettromagnetici: consiste in una banda adesiva lunga generalmente 3,50 metri e alta 1 centimetro che si posiziona all’interno dei paraurti. Quando si inserisce la retromarcia, la centralina attiva la banda adesiva e le consente di generare un campo elettromagnetico nell’area di rilevazione. Questo campo, al momento in cui incontra un ostacolo vicino, viene perturbato e questo disturbo viene segnalato alla centralina, che lancia dunque un segnale acustico di allarme.
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